Description
Murid al-Barghuthi (Deir Ghassane, 1944 – Amman, 2021), nel giugno del 1967 studiava all’Università del Cairo quando Israele, con l’occupazione della Cisgiordania nel corso della Guerra dei Sei Giorni, lo costrinse a un esilio trentennale. Nel 1970 sposò la compagna di studi Radwa Ashur (Il Cairo, 1946 – 2014), scrittrice egiziana, che ricorre nelle sue pagine con parole di tenera gratitudine. Nel 1977 dopo qualche mese dalla nascita di Tamim, l’unico figlio, Murid al-Barghuthi fu prelevato dalla sua casa, al Cairo, e mandato in esilio per diciassette anni, durante i quali visse a Budapest. Solo nel 1996 gli fu consentito di tornare in Palestina: dall’esperienza di quel viaggio ricavò, Ho visto Ramallah (1997, tradotto in italiano nel 2005) ed è dal viaggio del 1998 col figlio, a sua volta poeta famoso, che sviluppa la narrazione di Sono nato lì. Sono nato qui.
In questa sua seconda autobiografia, il poeta palestinese Murid al-Barghuthi ripercorre gli anni dell’esilio e il ritorno in Palestina, insieme al figlio Tamim.
I ricordi dell’infanzia si susseguono con quelli dell’esilio, dell’abbandono forzato degli affetti, del ritorno in Palestina vissuto nell’intreccio tra le due esperienze, la propria e quella del figlio, comunicata, in particolare questa, soprattutto attraverso lo sguardo. Come nella sua prima autobiografia, Ho visto Ramallah, i ricordi fluttuano tra passato e presente: gli eventi che lo hanno condotto lontano dalla sua Palestina, l’esperienza in Egitto dove è costretto a lasciare moglie e figlio appena nato per andare a Budapest in ennesimo esilio. Obiettivo di denuncia non sono solo i crimini che Israele compie, ma è anche l’operato dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Oltre alle circostanze legate all’esilio, tema che sempre è presente nella scrittura palestinese, il libro rievoca tra l’altro la pulizia etnica della Palestina e l’occupazione israeliana che manifesta la sua brutalità anche nel corso del viaggio del protagonista.